Questioni di scadenza

C'è una domanda che periodicamente mi si ripresenta alla mente da quanto vivo in Svizzera e alla quale non sono ancora riuscita a trovare una risposta ragionevole.

Iniziamo col parlare di cibo e alimentazione, prodotti indispensabili per la vita di tutti. Rispetto ad altri connazionali che abitano all'estero, come già ho avuto modo di dire, mi ritengo molto fortunata: in primo luogo perché vivendo comunque vicino all'Italia non ho troppi problemi a fare scorte di prodotti tipici non reperibili in Svizzera, o più frequentemente, di prodotti reperibili a prezzi ben più ragionevoli. In secondo luogo perché ritengo che la qualità media degli alimenti qui sia comunque elevata come in Italia, se non di più, in alcuni casi. Gli svizzeri hanno una fissazione nazionale per la qualità, in ogni campo, e la loro posizione di piccolo Paese nel bel mezzo dell'Europa, tra l'altro confinante con Italia e Francia, ha sicuramente contribuito a far loro svilppare un'attenzione per il cibo che in altri luoghi d'Europa è solo un miraggio. 

Nel periodo estivo mi sono spesso stupita di trovare al supermercato pomodori di produzione nazionale di gran lunga migliori (sì, anche con prezzi discretamente più alti ;-)) di quelli importati dall'Italia, finché guardando sulle confezioni le date di raccolta mi sono data una ragionevole risposta: il chilometro zero. La Svizzera è piccola e i tempi intercorrenti tra diverse fasi di lavorazione sono estremamente ridotte: anche solo due o tre giorni dal campo al banco del supermercato! Ragion per cui c'è possibilità di raccogliere frutta e verdura nel giusto momento di maturazione e farli trovare al consumatore nella condizione perfetta per essere mangiati.

Si trova anche dell'ottima carne (costosa come le pietre preziose del gioielliere) e prodotti caseari, nonché prodotti da forno affatto disprezzabili, così come diversi tipi di pasta fresca e ripiena di ispirazione italiana e non (tra cui è possibile ricordare gli ottimi locali Spaetzli).

Ed è proprio sulla parte "freschi" che risiede il dilemma atavico di cui all'inizio del post: la data di scadenza. Premesso che parliamo ad esempio di latte, burro, mozzarella, ma spesso anche di pane in cassetta, alcuni biscotti, ecc. e che si tratta in ogni caso di alimenti senza alcun conservante, le loro scadenze qui sono semrpre estremamente brevi, da pochi giorni a qualche settimana. 

Confrontando lo stesso tipo di prodotti acquistati in Italia (sempre senza conservanti aggiunti) le scadenze sono mediamente molto più lunghe: un pacchetto di burro acquistato in un supermercato del belpaese può essere conservato anche per un paio di mesi, qui no.

Non sono riuscita finora a risolvere il rebus e capire se la ragione dipenda da qualche differenza nel sistema di produzione, oppure se a nord delle Alpi i prodotti freschi devono come tali apparire in ogni aspetto della loro vita, anche nell'impatto psicologico sul consumatore finale.

 

 

(Immagine tratta dal sito www.druckluft.ch)

Ritratto di Carlotta G

Posted by Carlotta G

Da sempre curiosa di altre culture e abitudini, mamma espatriata con famiglia a Zurigo dal (quasi) lontano 2013. Blogger a tempo perso, studentessa suo malgrado di lingua teutonica e insegnante di Yoga, dove finalmente è solo se stessa e prova ogni tanto a indicare anche agli altri la possibilità di essere solo se stessi.
Da secoli si ripromette di scrivere un libro, forse, prima o poi. Non sullo yoga, ma sulla capacità di "vivere altrove". Intanto scrivo della mia vita a nord delle Alpi anche sul mio blog personale La vita a modo mio