Le difettose

Detesto tutti i ritardi. Tranne uno.
Ci sono figli cercati con un’ostinazione cristallina, perché il tarlo della loro assenza scava fino a occupare tutto lo spazio di una vita. Carla ha un compagno praticamente perfetto, un lavoro stimolante e un certo fascino. Ma non riesce ad avere un figlio. E per una come lei, abituata a centrare l’obiettivo, il senso di fallimento brucia senza consumarsi.

In più tra qualche mese compirà quarant’anni, e ha paura. Non è la vecchiaia a spaventarla, se ne frega delle rughe e del corpo che cede alla forza di gravità; è la consapevolezza che per diventare madre il tempo che passa è il nemico più grande. E allora bisogna correre, fare tutto il possibile prima che sia davvero definitivamente troppo tardi.

Marco ama Carla come non ha mai amato un’altra donna, e questo figlio lo sogna anche lui. Ma limitarsi a sognare non serve a nulla, Carla lo sa, bisogna agire, essere disposte a tutto.
Questo «tutto» accade nelle stanze di un edificio di un bianco irreale, un posto asettico nell’aspetto ma che nasconde un microcosmo pieno di umanità: è il reparto di Procreazione Medicalmente Assistita. Qui, tra prelievi e anestesie, pick-up e transfer, si prova a mettere rimedio con la scienza ai difetti della natura. Proprio così, difettose, si sentono Carla, Licia, Katia, Marta, Emma e tutte le altre donne – anche giovanissime – che invadono la sala d’attesa del reparto con le loro enormi speranze (e le terribili, frequenti delusioni): sbagliate, manchevoli, incapaci di realizzare il ruolo per il quale dovrebbero essere «biologicamente programmate». Eppure lì, all’interno del loro mondo, le «fivettare» sperimentano l’amicizia e la comprensione, il conforto e il sostegno: e si accorgono di essere tante, tantissime, e quindi, forse, un po’ meno sbagliate. Basta raccontare a qualcuno la propria esperienza per scoprire che c’è sempre una sorella di un’amica, un’amica di un’amica, la sorella di un’amica dell’amica che ha una storia simile alla tua. E poi ci sono i forum e le chat, dove si impara, ci si sfoga, si segue giorno per giorno il percorso di queste donne fragili e fortissime insieme, con i loro fallimenti alle spalle e ancora tanta fiducia nel futuro. Un variopinto gineceo di creature eccentriche e ostinate, rese imprevedibili dalle medicine, gonfiate dagli ormoni «come galline d'allevamento» e perennemente in guerra con la cicogna... ma sempre pronte, nonostante tutto, a consolare e ad ascoltare.

Per noi fivettare le mestruazioni sono le «rosse» o le «malefiche» o le «maledette», i ginecologi semplicemente i «gine», i rapporti mirati i «compitini» o le «maratonate », dopo il transfer degli embrioni «facciamo la cova» e al decimo giorno post ovulazione cominciamo a «sticcare », non si rimane incinta ma «si becca la cicogna», detta anche, con un po’ di disprezzo per le sue latitanze, la «pennuta», però quando la becchiamo diventiamo carne della sua carne e «ci incicogniamo». E giú sigle: pma, icsi, fivet, iui, po, pm, pgd, ivf, geu. Sembriamo studentesse delle medie che parlano in codice per estromettere gli adulti da faccende che non capirebbero. Ogni giorno sui forum di donne che cercano un figlio m’impantano in chat invase, come i diari dell’adolescenza, di sfoghi, di confidenze brutali, di soccorso reciproco, di «ragazze, vi voglio bene», di «brancolo nel buio ma grazie al vostro aiuto procedo », di «ora sono triste e vuota ma per fortuna ci siete voi», alla faccia di tutti i dottorini senza cuore che erigono dighe per fronteggiare i nostri assilli di femmine che non riescono a procreare.

Eleonora Mazzoni, qui al suo esordio, ci guida in questo universo straordinario, e lo fa con l’autenticità di chi non si limita a osservare: «avevo una storia da cui partire: la mia», ha raccontato in un’intervista per Vanity Fair. « Ho impiegato sei anni prima di realizzare il mio sogno di diventare madre».
Ma Le difettose non è un’autobiografia, e non è neppure solo un romanzo sulla fecondazione assistita. È un libro che «parla della vita, dei desideri, della difficoltà di esaudirli, del perché li perseguiamo e pagando quali prezzi, perché li abbandoniamo», ha detto ancora l’autrice.
Carla, in fondo, fa un percorso di guarigione: un percorso fatto di illusioni, paure e conquiste, fatto di amore che diventa incomprensione e poi scontro, di desiderio che diventa astratto e dimentica quale fosse il proprio bersaglio, fino a riconoscere un vuoto che neanche la maternità potrebbe colmare: finché, cercando un figlio, Carla, grazie anche a due guide d'eccezione (Seneca, oggetto dei suoi studi di latinista, e nonna Rina, che prima di diventare solida come una quercia era stata fragile come un albero rinsecchito) finirà per trovare se stessa. 

Nota della Redazione di Mammeonline: con emozione e gratitudine ci rivolgiamo all'autrice per la citazione nella pagina dei ringraziamenti, felici di essere state di aiuto nel percorso impervio alla ricerca dell'acchiappo della pennuta.
Alle donne che ci leggono e che si sentono sole in questo duro cammino, porgiamo l'invito di iscriversi e partecipare ai forum di Mammeonline su infertilità e pma: troverete aiuto, consulenza, sostegno e tanta amicizia.

http://ledifettose.it/

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