Cos'è il bullismo?

Credo sia importante premettere e sottolineare fin da subito che il bullismo non è il comportamento di un solo individuo ma è una dinamica di gruppo. Perché è importante questa premessa? Perché ci permette di osservare questo fenomeno tanto dilagante e tanto disturbante, in maniera più corretta e più funzionale alla sua stessa individuazione e quindi ci permette di elaborare interventi più adeguati alla prevenzione e trattamento del disturbo.

Infatti spostare l'ottica da un individuo (o un piccolo gruppetto di individui) che definiamo "bullo", per ampliarla al gruppo all'interno del quale questo comportamento trae origine, comporta una totale rielaborazione sia personale che culturale del concetto di bullismo. Perché dire "quel ragazzo è un bullo", dire "in questa classe c'è un gruppo di bulletti" o dire "dentro questo gruppo c'è una dinamica di bullismo" comporta necessariamente prendere atto di alcuni fattori ed agire di conseguenza.

Riguardo al gruppo:

  • Il gruppo / gruppo classe / comitiva è un insieme di persone non casuale, un insieme di persone legato da relazioni, scopi, interessi comuni, affetti... può essere spontaneo o meno ma è pur sempre diverso da un insieme casuale ed occasionale. Per intenderci meglio: una folla di gente nella metropolitana non rappresenta un gruppo (non è legata da alcuna relazione se non dalla condivisione del mezzo di trasporto), cinquecento persone dentro un cinema non sono un gruppo.
    Una squadra di calcio, una classe scolastica, una comitiva... sono ciascuno un gruppo: i membri perseguono obiettivi condivisi e concordati, tessono relazioni funzionali e gradevoli (di solito chi non sta bene in una comitiva ne cerca un'altra), creano legami affettivi, le relazioni sono aperte a tutti e fra tutti i membri del gruppo.

  • All'interno del gruppo la comunicazione è aperta, libera, spontanea... soggetta a consenso, disapprovazione... orientata ed influenzata da leadership naturali (un compagno) o istituzionali (allenatore, insegnante, educatore...) che chiaramente esercitano un influenza sull'intero gruppo

  • I leader (un bambino carismatico, l'insegnante) sono membri del gruppo a tutti gli effetti.

Alla luce di questi semplice tre concetti, la prima elaborazione da fare è che il bullismo coinvolge tutto il gruppo, compresi, per esempio, gli insegnanti del gruppo – classe nel quale la dinamica si manifesta e, per la incisività della relazione affettiva, sono coinvolti nella dinamica anche i genitori.

Riguardo al bullismo:

  • Con il termine "bullismo" si intende una dinamica di prevaricazione di uno/o più individui ai danni di un'altro/altri individui. La prevaricazione è reiterata nel tempo ed influenza i comportamenti, gli atteggiamenti e le scelte dell'individuo/individui che la subiscono.

  • Chi adotta dinamiche di prevaricazione non ha strumenti adeguati per costruire relazioni armoniche con gli altri, il bagaglio personale generalmente consiste in una bassissima autostima, senso di colpa e bisogno di "gridare" una sofferenza interiore molto radicata, molto profonda. Non si sente ascoltato. Possiamo ben dire che il "bullo" non sa più come chiedere aiuto, non sa più come dire agli altri "io esisto", non sa come rappresentare se stesso agli altri. Agisce con l'aggredire il proprio bisogno di essere considerato.

  • Chi subisce la prevaricazione rivela grande fragilità, bassa autostima ma soprattutto l'impressione di non meritare di essere difeso, di non aver diritto alla giustizia. Non si sente amato. Chi subisce la prevaricazione è solo perché è convinto che sia inutile chiedere aiuto, inutile dire "io esisto". Agisce nel subire la propria convinzione di non valere nulla.

  • Il gruppo dei coetanei all'interno del quale si manifesta questa dinamica ha un ruolo fondamentale, legato alla capacità di porsi come elementi di "disturbo" e spezzare la dinamica di gruppo che degenera nel bullismo.
    In genere questo può accadere se i bambini o i ragazzi hanno un forte senso di giustizia e di legalità: se un bambino pensa che sia giusto ricattare per ottenere qualcosa a proprio favore, non troverà nulla di strano in una dinamica ricattatoria fra due coetanei. Poi, in base al carattere alla personalità, al background culturale ed educativo, alla relazione con i compagni coinvolti, sceglierà se stare dalla parte del ricattatore o del ricattato. In ogni caso sarà "complice".
    Un bambino o ragazzo che invece trova violenta ed ingiusta una dinamica ricattatoria fra due compagni, cercherà di cambiarla, di portare dialogo, protesterà, andrà a riferire all'insegnante, al genitore, al leader del gruppo. Insomma cercherà "giustizia".

  • Il leader, che ha un ruolo di riferimento per quanto riguarda la capacità di far rispettare le regole e le persone (quindi la giustizia), di far sentire i bambini /ragazzi protetti sicuri all'interno del gruppo, a questo punto diventa l'elemento intorno al quale si gioca tutta la dinamica.

  • Infatti se la guida non è capace di costruire un clima di "legalità" all'interno della classe o del gruppo, non rappresenterà più un solido e sicuro punto di riferimento per i membri del gruppo, i quali dovranno difendersi diversamente.
    La soluzione per il gruppo è quella di scegliere se stare con la vittima o col carnefice. In ogni caso si strutturerà una dinamica di bullismo: o con la formazione di bande all'interno del gruppo (sottogruppi in competizione, costruiti intorno alla personalità ed al carisma di vari elementi del gruppo) o con la individuazione di una vittima simbolica (capro espiatorio di tutto ciò che non funziona all'interno del gruppo).

A questo punto credo sia più facile capire perché il bullismo non va osservato come il comportamento di un bambino violento, aggressivo o prepotente, ma come un fenomeno molto più ampio. Il rischio, nel primo caso, è quello di non accorgersi delle difficoltà di altri bambini coinvolti nella dinamica. Ovviamente c'è poi il rischio più palese di etichettare qualcuno come responsabile unico di un atteggiamento e di responsabilità che in realtà coinvolgono un intero gruppo.

E noi genitori?

Per concludere questa introduzione credo sia importante sottolineare il ruolo di osservatori attenti ed onesti che noi genitori dovremmo adottare e reclamare. Insomma, se ci accorgiamo che nostro figlio va tutte le mattine a scuola con la matita e torna senza, oppure continua a regalare figurine senza nulla in cambio... Se ogni volta che c'è la mensa qualche compagnetto gli sporca il grembiule...

Se tutti i giorni c'è un bambino che piange perché mio figlio lo ha danneggiato, offeso, maltrattato... andiamo dalle nostre care insegnanti, raccontiamogli questi fatti e pretendiamo che loro osservino e ci riferiscano.
Ma non solo per individuare e "catturare" il cattivo che ha preso di mira nostro figlio, ma anche per capire perché nostro figlio si fa prendere di mira, per capire perché mio figlio ha preso di mira quel compagnetto.

E soprattutto capire perché le insegnanti non vedono, per capire se le insegnanti stesse non siano influenzate da una dinamica di gruppo che non sono capaci di interpretare ed alla quale non sono in grado di offrire alternative.
Probabilmente saremo di aiuto a vittime ed a carnefici e soprattutto potremo contribuire a spezzare fin dall'età della scuola primaria, dinamiche che difficilmente sapremo contenere quando i ragazzi saranno più grandi e più arrabbiati.

(Segue con: Bullismo a scuola: come riconoscerlo?)

 

Ritratto di Natalia Forte

Posted by Natalia Forte

In cammino, a piedi nudi: fra terra e cielo, fra realtà e immaginazione, fra presente e sogno, fra necessità e desiderio, fra regole e ideali, fra attualità e realizzazione, fra cervello ed emozioni... Dove stanno questi ragazzi quando parliamo con loro? Dove stanno con la testa? Sicuramente lontani dai piedi, sicuramente altrove, laddove noi non possiamo arrivare, dove loro non ci vogliono portare.

Perché il loro mondo può essere solo ciò che stanno respirando in questo momento. E nessun altro lo deve capire... altrimenti non sarebbe più il loro mondo.