Mamma sto bene! Elementi cardine per prendersi cura dei bambini, da neonati ad ometti e signorine. La nascita di un bambino, si sa, è un evento che sconvolge la vita dell’intera famiglia. Tutto è maggiormente accentuato se si parla poi di neonati. Ogni procedura che riguardi la cura dei propri figli assume un carattere particolarmente importante per differenti ragioni: in primo luogo vi è la paura di potergli fare del male, anche involontariamente, sia sotto un profilo strettamente fisico che magari turbando la sua quiete.

Dal bagnetto, alla pulizia degli oggetti che maneggia, dalla prevenzione delle malattie infettive all’attenzione riservata ad ogni suo gesto o comportamento per capire se qualcosa non stia andando per il verso giusto.

Vediamo come è possibile avere una visione completa di questa delicata fase della crescita e come conciliare le nostre preoccupazioni e timori con i reali bisogni dei neonati e dei bambini piccoli, accompagnandoli fino alle più importanti fasi di crescita come la socializzazione, pubertà e successivamente adolescenza.

Il bagnetto

Il bagnetto è uno dei rituali quotidiani che accompagnano le mamme (e talvolta anche i papà) nella presa in carico di un bambino piccolo. Le cose da sapere e tener presente sono poche ma essenziali:

  • è importante non lasciare mai il bambino da solo, avvalendosi dunque di un fasciatoio dove appoggiare momentaneamente tutto l’occorrente;
  • la vasca (generalmente piccola e di plastica), di facile reperibilità in una qualsiasi parafarmacia, deve essere riservata soltanto al bambino senza esser stata precedentemente utilizzata per altri scopi;
  • gli asciugamani devono essere morbidi per non ledere la delicatissima cute dei bambini appena nati;
  • il detergente è importantissimo che sia neutro (meglio ancora se con PH 5,5);
  • la temperatura dell’ambiente non deve variare di molto rispetto ai 25 gradi centigradi per non favorire sbalzi repentini e conseguenti colpi di freddo;

 

La disinfezione del biberon

Prima di tutto va sottolineato che la sterilizzazione (o disinfezione, che ricordiamo essere due processi differenti ma che per semplicità ridurremo a concetti generali validi per entrambi) non deve essere effettuata in maniera fobica, poiché il sistema immunitario del bambino deve comunque ricevere stimoli esterni standard: questo non significa che un ciuccio caduto a terra debba essere utilizzato, ma più semplicemente che la pulizia non va effettuata prima di ogni utilizzo.

I punti cardine per mantenere una corretta igiene degli oggetti che il bambino porta alla bocca sono:

  • preferire l’utilizzo di prodotti in vetro se si parla di biberon;
  • la pulizia può essere effettuata con soluzioni farmaceutiche commerciali come l’amuchina seguendo però le indicazioni riportate sul foglio illustrativo in base alla concentrazione dichiarata;
  • nel caso si posseggano macchine per la sterilizzazione andranno sempre utilizzate secondo le linee guida e non improvvisando;

 

Il lavaggio delle mani

Lavare le mani, fotoIl lavaggio delle mani è una pratica che dovrebbe essere insegnata ai bambini fin dalla più tenera età, guidandoli, quando non ancora autonomi, nella corretta esecuzione al fine di prevenire le più comuni malattie infettive anche di lieve entità ma da contatto con le mucose orali o del volto, sede in cui i bambini sono soliti poggiare i palmi dopo aver toccato i più svariati oggetti e frequentato diversi contesti.

Lavare le mani può sembrare semplice, invece esistono vere e proprie linee guida redatte dall’OMS:

  • un corretto lavaggio delle mani prevede che si strofinino con il sapone fin sopra il polso, utilizzando possibilmente abiti a maniche corte o tre quarti;
  • evitare di indossare gioielli durante e dopo il lavaggio perché potrebbero non essere propriamente puliti successivamente al lavaggio con detergenti tipicamente usati per la cute umana;
  • al termine del lavaggio è bene asciugare la pelle con carta assorbente, usando grande attenzione per gli spazi che si trovino tra le dita, generalmente lasciati umidi durante un’asciugatura poco attenta, la soluzione ideale è addirittura rappresentata dal getto di aria calda cercando di evitare gli asciugamani di cotone o tela;

 

 

Lo svezzamento

Ancora prima delle pratiche di “messa in sicurezza” del bambino o del neonato ci sono quelle di “avviamento alla crescita” (nella fattispecie del sistema digestivo e delle abitudini alimentari) in cui rientra senza dubbio la fase di svezzamento anche nota come divezzamento.

Alcuni utili consigli riguardano l’effettuare questo passaggio in modo graduale seguendo il progressivo aumento del fabbisogno calorico del neonato, non più sostenibile con il solo allattamento al seno.

Lo svezzamento deve essere proposto e mai imposto al bambino, poiché l’introduzione di nuovi cibi sottoforma di nuovi odori e consistenze potrebbe non essere subito apprezzata dal lattante che dovrà lentamente abituarsi a questa nuova modalità di alimentazione.
Numerose linee guida sottolineano l’importanza di proseguire con l’allattamento fino al 6° mese di età, momento in cui si avrà la perdita della funzione protettiva immunitaria del latte materno e la colonizzazione batterica microbiotale dell’intestino del bambino sarà completa.

Sugli alimenti da integrare le opinioni sono le più disparate: vanno evitati i crostacei che sono ricchi di allergeni e andrebbero assunti soltanto dopo il terzo anno di età.

Principi di una corretta alimentazione

La dieta adatta ad un bambino (che per grandi linee e comunque valida anche per gli adulti, seguendo direttive mondiali comunemente accettate) dovrebbe contenere sufficienti quantità di fibre vegetali. Integrare soprattutto i legumi che sono ricchi di proteine e gli ortaggi che sono ricchi di vitamine e minerali. Discorso differente per quanto riguarda invece gli alimenti ad alta concentrazione di nitrati (spinaci e bietole) che dovrebbero essere utilizzati con prudenza.

Oltretutto, l’inserimento ad un’alimentazione tradizionale rappresenta un momento delicato e di grandissima importanza poiché è a tutti gli effetti il momento del passaggio alla “vita dei grandi” anche sotto l’aspetto della socializzazione. Le abitudini ed i pregiudizi della famiglia sono fondamentali perché il bambino è portato all’imitazione ed il suo gusto per gli alimenti non è preformato ma si sviluppa nell’ambiente familiare, ragion per cui il momento in cui il bambino sarà seduto a tavola con i genitori dovrà aver precedentemente provato una grande varietà di sapori così da avere già le idee parzialmente chiare sulle proprie abitudini alimentari indipendenti.

La socializzazione

Man mano che il bambino cresce le necessità si sovrappongono pur abbandonando le precedenti in modo graduale. Ad esempio, viene meno la necessità di seguire pedissequamente il bambino nelle pratiche di pulizia personale come il lavaggio di sé (ammesso che il bambino sia indipendente - obiettivo da perseguire con rigore) e intervengono fattori di crescita preponderanti: come la necessità di socializzare.

Le fasi della socializzazione sono due e vengono definite come primaria e secondaria.

La socializzazione è un processo lento e tortuoso che avvenendo in fasi diverse presuppone l’esistenza di differenti modelli di riferimento, tra tutti la famiglia e la scuola.
È importante, per i nostri bambini, scegliere contesti scolastici che si addicano al profilo sociale della famiglia di partenza, con bambini provenienti da ambiti simili per evitare conflitti poco costruttivi (quelli costruttivi e funzionali alla crescita verranno da sé).

Ricordiamo che è soltanto con la scuola che i bambini imparano a rapportarsi a persone che non gli siano state imposte dalle circostanze, soltanto in questo momento iniziano a far prevalere le proprie esigenze rispetto ai contesti gli vengono imposti.
I Mass Media rappresentano un’altra forte influenza che i bambini ricevono nel processo di crescita, pertanto vanno seguiti ed accompagnati nell’avvicinamento a questo mezzo per non favorire la presa di analisi di modelli non congrui ad una sana crescita.

Conclusioni

Crescere un bambino, prendersi cura di un neonato, accompagnare il proprio figlio alla maturità, sono momenti cardine della vita di un genitore e più in generale della famiglia intera; non di rado a questi step partecipano fratelli maggiori, nonni e zii. Non esiste un modello prestampato di best practice adottabili, seppure concetti di comune buon senso ed organizzazione.

Il nostro consiglio è quello di non eccedere in nessuna pratica, sia essa di educazione alla personalità del bambino o alla cura di sé, con il tempo ogni aspetto del carattere dei nostri figli troverà il modo di farsi spazio nella realtà circostanze, partecipando attivamente all’autoformazione di sé e del contesto sociale in cui il bambino, diventato adulto, si inserirà.

 

BIOGRAFIA
Federica Ciardi, infermiera pediatricaMi chiamo Federica Ciardi sono laureata in Infermieristica Pediatrica presso l’Università di Napoli Luigi Vanvitelli. Attualmente lavoro presso un Ospedale Pediatrico all’Università di Cambridge, nel Regno Unito.

Ho scelto di specializzarmi in ambito pediatrico non solo per amore dei bambini ma perché credo fortemente che una corretta cura e prevenzione in tenera età possano garantire un futuro migliore.
Sono fondatrice del progetto “mammastobene.com” in cui mi impegno attivamente per aiutare i genitori nella comprensione e nella gestione dei problemi legati allo stato di salute dei propri figli, con lo scopo di ridurre ansie ormai sempre più usuali, sfatare miti e ridurre i tempi di intervento.

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