Oggi, 8 marzo 2014 ci giunge notizia che "Punishment Island", è già in stato avanzato di produzione grazie al successo della  precedente campagna di crownfounding. E' un documentario che la giovane regista Fiorentina, Laura Cini, vuole completare per poter raccontare la drammatica storia delle donne ugandesi che, sole e incinte, venivano abbandonate a morire in quest'isola. 

Sosteniamo il completamento dell'opera, questa storia di donne deve essere raccontata.

Di ritorno dal lago Bunyonyi, bacino vulcanico nell’Uganda sud-occidentale, la regista fiorentina Laura Cini porta con sé le immagini di una natura stupefacente per bellezza e poesia, i ricordi di incontri umani toccanti e un’ossessione che non l’abbandona. 

È la fine di settembre del 2009, ha appena finito di girare un documentario su una comunità femminile del luogo, una storia di donne forti e coraggiose che si sono riunite per produrre e commercializzare oggetti d’artigianato. Nell’area le condizioni di vita sono durissime, le famiglie si sostentano a malapena con la coltivazione di piccoli appezzamenti di terreno, ogni attività è soggetta ai capricci del lago e delle condizioni atmosferiche. Qui, come spesso accade in Africa, sono le donne che pagano il prezzo più alto, e sono le donne che reagiscono, con un coraggio che colpisce e ispira Laura. 
 
Quelle delle artigiane del lago Bunyonyi, pensa la regista, non sono che alcune fra le voci sconosciute di questo luogo magico e sperduto, pieno di storie mai raccontate. Fra queste, una emerge per crudezza: le donne che restavano incinte prima del matrimonio venivano abbandonate su una piccolissima isola del lago. Era una condanna a morte: l’isola non offriva ripari né cibo, e quelle che tentavano la fuga morivano annegate. A Laura Cini la storia viene raccontata come antica, forse leggendaria. Di certo c’è solo l’esistenza dell' isola e il suo nome terribile: Akampene, ossia Punizione. Un luogo sinistro, semisommerso dalle acque. Poche decine di metri quadri di sterpi e fango, il tronco secco di un albero. 
 
Punishment Island - opera dell'artista ugandese Comfor Abemigisha
 
Negli ultimi giorni della sua permanenza in Uganda, Laura Cini riesce a compiere alcune frettolose ricerche. Secondo alcune fonti la storia è vera, e anzi la crudele pratica si sarebbe interrotta solo pochi decenni fa. Qualcuno pensa addirittura che, da qualche parte, vivano ancora delle superstiti di Akampene, sfuggite chissà come alla loro sorte. Ecco l’ossessione: se davvero esistono, Laura deve trovarle e ascoltare la loro storia, dalla loro voce.
 
Solo l’anno successivo, auto-finanziandosi, riesce a tornare in Uganda con un operatore. Superando difficoltà di ogni genere e dopo colpi di scena degni di un thriller, Laura trova davvero quelle donne. Sono due: le chiameremo M. e J. Vivono in comunità remote, ancora perseguitate dallo stigma sociale. Difficile dire quanti anni abbiano, in Africa non ha molta importanza, sono solo molto anziane. Le intervista: è la prima volta che raccontano la loro storia, quasi certamente l’ultima, l’emozione è grande. Sono scampate dall’isola perché uomini molto poveri, tanto da non poter pagare la dote per una moglie socialmente accettabile, sono sbarcati di notte su Akampene e le hanno scelte, fra le altre condannate. È un lieto fine, nel loro caso, anche se poco hollywoodiano.
 
Ad oggi, esistono le riprese di quelle interviste irripetibili, ma molto deve essere ancora raccontato e documentato, di una vicenda che non può rimanere nascosta. 
È anche una storia – questa molto occidentale – di finanziamenti da trovare e riprese da concludere. Ma Laura Cini non ha dubbi che, alla fine, M. e J. racconteranno al mondo l’isola della Punizione,  i fatti che le hanno portate lì, la vita che hanno condotto dopo il salvataggio. 
Sa bene come funzionano le ossessioni. 
 
Per sostenere il documentario, seguitene gli sviluppi su https://www.facebook.com/PunishmentIsland e/o http://punishment-island.blogspot.it 
 

 

Disegno dell'artista ugandese Comfort Abemigisha

 

Ritratto di Redazione

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