La società in cui viviamo ci influenza nel modo di percepire la nostra femminilità e per questo, spesso, ci chiediamo come sia giusto orientarci tra ciò che ci dicono e ciò che pensiamo. 

Per rispondere a questa domanda, sarà prima di tutto indispensabile riflettere sull’effettiva percezione della nostra femminilità, ri-educandoci a considerare l’idea di un femminile autentico che parta proprio da noi e che si ponga come punto di riferimento reale per la nostra società.

Nei gruppi di donne che ho seguito, si possono osservare molti modi di manifestare il disagio di rientrare in schemi pre-stabiliti dalle consuetudini. Ho notato, soprattutto, un diffuso sentimento di smarrimento e sfiducia nei confronti della società che demanda al singolo il compito di filtrare l’enorme quantità d’informazioni proposte ogni giorno, e che ci porta ad adottare un punto di vista che “generalizza e livella” le numerose sfaccettature di ognuna di noi.

Le donne che ho avuto la fortuna di conoscere, sono figlie, madri e nonne che manifestano fragilità e bisogni, ovviamente, differenti, ma che vengono avvicinate dal sentirsi limitate in schemi predefiniti ed etichettate in stereotipi che restringono la possibilità di esprimere una femminilità più libera e vera. Questo è uno dei principali motivi che mi spinge a proporvi i punti che seguono.

I cinque suggerimenti che vi propongo, sono stati pensati per stimolare la capacità di autodefinire il nostro concetto di femminilità, in una chiave di lettura aperta e “mobile” che ci permetta di mantenere elastico il nostro punto di vista:

1. Rispetto la mia ciclicità di donna.

Ogni stagione che attraversa la donna dovrebbe essere vissuta a pieno, con serenità, e non con la spasmodica ricerca di rimedi per “rimanere sempre giovane”. Tutti i passaggi evolutivi e fisici che viviamo hanno le loro peculiarità e ci aiutano a ridefinirci nel rispetto dei nostri tempi personali. Riappropriarci della nostra ciclicità ci porta a vivere serenamente i cambiamenti psico-fisici che accompagnano questo cammino, permettendoci di sentirci a nostro agio nella dimensione di donne e nei vari ruoli che quotidianamente interpretiamo.

2. Onoro le donne venute prima di me.

Onoro e rispetto il vissuto delle donne venute prima di me, mantenendo ben presente che io sono una donna distinta da loro. Non mi faccio carico dei tormenti e sensi di colpa, ma mi arricchisco delle loro conoscenze ed esperienze. Come donna riconosco e onoro il ruolo delle donne venute prima di me, ma conduco la mia esistenza al meglio delle mie aspettative e possibilità, senza farmi carico di quella delle altre, siano esse della mia famiglia o siano state importanti per la definizione attuale della libertà delle donne di oggi.

3. Accolgo il maschile e il femminile dentro di me.

Oggi le donne sperimentano un’idea di femminile e maschile confusa, pensando che il lato maschile di una donna si esprima nell’aggressività e nel possesso. In realtà esso é un lato legato al senso di appartenenza alla società, al senso di gruppo (“sorellanza”) e al “fare squadra”, che è poco presente in donne che fanno carriera in ambienti maschili. La donna che accoglie il maschile in sé acquista la capacità di valorizzare il suo lato femminile, poiché il maschile attiva le qualità creative e creatrici del femminile, portando la persona ad essere più equilibrata e realizzata, senza il bisogno di aggredire o “combattere” per la propria posizione o ruolo. Una donna in armonia con entrambi gli aspetti, é una donna che ha la capacità di realizzare sé stessa, senza scendere a compromessi con l’ambiente che la circonda.

4. Io non ho paura.

Il concetto di “donna forte”, che sa stare da sola è sostanzialmente, una manipolazione della società. La donna forte di cui c’è bisogno, non è quella che sa stare da sola, ma quella che si apre alle situazioni della vita, chiedendo aiuto agli altri e non temendo di confrontarsi con se stessa attraverso le delusioni che incontra lungo il suo cammino. La forza e la fragilità sono concetti astratti che, spesso, sono l’altra faccia della stessa medaglia. Lasciando questa medaglia sul comodino e accettando la nostra femminilità in tutti i suoi aspetti, smettiamo di definirci in base a questi stereotipi e iniziamo a vivere libere dalle paure della “donna forte”.

5. Io sono gioia, io sono creazione.

Ogni donna è straordinaria, poiché espressione massima della gioia della creazione: le donne accolgono la vita dentro di loro, la trasformano e la rigenerano in una nuova forma. Anche nel momento in cui non si è madre, questa dote si verifica, perché le donne sono ricche di qualità creative e creatrici, che si esprimono in innumerevoli e fantasiosi modi. Iniziare a vedere e vivere la femminilità come possibilità, creatività e apertura alla propria verità personale, porta una sensazione diffusa di gioia e di voglia di vivere, di cui c’è disperatamente bisogno affinché le malandate condizioni della nostra società cambino in meglio.

La ridefinizione dell’idea del femminile che oggi viviamo, non sempre ci risulta facile e spesso ci sentiamo confuse e disorientate nel tentativo di fare emergere la nostra visione.
Eliminiamo, quindi, le perplessità, abituandoci a definire la nostra femminilità come equilibrio di forze, come continua capacità di creare e ri-crearci in ogni stagione della nostra vita. Condividiamo le nostre conoscenze, le nostre esperienze, con altre donne e uomini, per ampliare il punto di vista nei confronti di un’idea di donna che non è reale, ma strumentalizzata.

Sviluppiamo il senso di compassione ed accoglienza, tipico dell’essere donna, in una chiave nuova ed attuale: sostituendo la remissività con l’elasticità e l’ampiezza di vedute; cambiando il maschilismo mascherato da femminismo, con vera accettazione dei ruoli e della possibilità che questi mutino come mutano le nostre conoscenze e competenze; avviando dentro di noi un nuovo processo di rivalutazione della dimensione di donna, secondo le nostre personalissime peculiarità.

 

Ritratto di Sara Lea

Posted by Sara Lea