La gravidanza, il parto e poi la maternità non modificano soltanto il nostro corpo, il nostro umore e le nostre abitudini, ma innegabilmente anche la nostra intimità di coppia. Colpa degli ormoni? Non solo.

Più spesso, ad inficiare la nostra sessualità, per come la conoscevamo prima, è un senso di inadeguatezza tutto nuovo, la mancata accettazione del cambiamento in corso, psicologico prima ancora che fisico.
Secondo Sari Van Anders, endocrinologo comportamentale presso l'Università del Michigan, “l'aumento del tasso di autoerotismo femminile nel periodo post-partum è la prova che l'impeto sessuale nelle neomamme c'è, tuttavia non viene direzionato verso il compagno per mancanza di tempo e di energie, quindi per fattori esogeni più che endogeni”.

Secondo lo studio da lui condotto, la coppia si riappropria dell'intimità perduta dopo circa tre mesi dal parto sebbene le neomamme, fisicamente, siano pronte e desiderose già a partire dalla terza settimana.

Il punto è che qualcosa è cambiato ed è come se improvvisamente fossimo diventate goffe, inesperte, ansiose, ingombranti. La verità è che il sesso post-partum può essere spiacevole se prima non ci si è informate adeguatamente. Prendete allora carta, penna (e magari anche lubrificante, condom e palline vaginali) e ripartire sarà più facile del previsto!

Sesso post partum: come ritrovare l'intimità perduta

NATURALE O CESAREO?

Innanzitutto, è diverso a seconda che si sia avuto un parto naturale o cesareo: nel primo caso i medici consigliano un'attesa di almeno 4 settimane e nel secondo di 6, proprio per consentire una ripresa ottimale e scongiurare eventuali infezioni nella zona lesionata; in entrambi i casi, poi, può rivelarsi doloroso, dal momento che il basso livello di estrogeni dovuto all'allattamento pregiudica la produzione dei lubrificanti femminili naturali e l'assottigliamento del tessuto vaginale (più è sottile, più la penetrazione è fastidiosa).

SEMAFORO VERDE!

Prima di intraprendere qualsiasi attività sessuale, chiedete sempre alla vostra ginecologa di fiducia quali siano i tempi giusti, non privandovi, durante le settimane di attesa, di gesti capaci di stabilire un contatto, una comunicazione ed un'intimità al di là della mera penetrazione: riscoprite la dolcezza di un abbraccio, la lentezza di un bacio, la sensualità della voce e dedicatevi alla stimolazione sensoriale. Questo vi arricchirà anche per dopo.

OCCHIO ALLE LEGGENDE METROPOLITANE

Così come, qualche anno fa, vi dicevano di poter fare sesso non protetto durante le mestruazioni perché tanto “era sicuro”, allo stesso modo si pensa che il solo allattamento salvi dalla possibilità di un nuovo, inatteso, concepimento. In linea di massima è vero, ma a patto di seguire pedissequamente queste indicazioni: poppate regolari e frequenti, intervalli che non superino le 4 ore di giorno e le 6 di notte, assenza di perdite di sangue dopo l'ottava settimana dal parto. Resta comunque fondamentale parlarne con il vostro ginecologo che saprà darvi le migliori indicazioni per non incappare in una gravidanza indesiderata.

PILLOLA O PRESERVATIVO?

Visti gli sbalzi ormonali degli ultimi mesi, forse è il caso di non alterare il corso naturale degli eventi utilizzando metodi anticoncezionali che presuppongano un ulteriore dosaggio di ormoni. Morale: no alla pillola laddove non necessaria e sì a preservativi (ce ne sono di sottilissimi, non temete) e diaframma.

COMPAGNI FIDATI

Siccome, inutile negarlo, l'allattamento inibisce la secrezione di progesterone ed estrogeni necessari alla naturale lubrificazione naturale per cui, sì, effettivamente si rimane un po' a secco, munirsi di lubrificante vaginale, specie per le prime volte, è fondamentale. Non senza abbinare il trattamento in loco ad una serie di esercizi più mirati e più a lungo termine volti a tonificare tutto il pavimento pelvico per farlo tornare (quasi) all'antico splendore: gli esercizi di Kegel. Nulla di più facile, basta solo un piccolo set di palline vaginali, fanno tutto loro.

PARLA CON LUI

Finora abbiamo parlato sempre di noi, ma talvolta capita che sia proprio il nostro lui a non volerne sapere, a non volerci toccare se non con paternalistica protezione. Capita che ci veda diverse, più madri e meno donne, oppure, più spesso, che si senta escluso, come se la maternità non lo riguardasse. Potrebbe essere preoccupato per gli oneri della genitorialità, avere un'ansia che gli impedisce di starci vicino come vorremmo. Proviamo noi, allora, a coinvolgerlo, rendendolo partecipe, protagonista attivo della nuova dimensione familiare. E poi sì, qualche attenzione, seppur con un po' di sforzo, va concessa. Alla fine è un po' come tornare ragazzini, inesperti di fronte a qualcosa di nuovo, meravigliosamente nuovo.

 

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