Siamo mobilitate anche quest'anno per fare della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne un momento di lotta e di riflessione che, in questa fase storica, vede un attacco alla libertà e all’autodeterminazione delle donne su vari livelli: dalla mancanza di lavoro all’impossibilità di decidere se avere o non avere figli, alla mancanza sempre più evidente di servizi e di stato sociale.

La violenza maschile contro le donne in tutte le sue forme continua ad essere un fenomeno strutturale che anche in Italia è ancora molto grave e diffuso: rimangono stabili, se non in aumento, femminicidi e tentati femminicidi, figlicidi per punire mogli e conviventi, stupri e violenze domestiche.

Nelle aule giudiziarie, come nei mass media, ancora troppo spesso viene invocata la gelosia, la tempesta emotiva, il raptus, l'incapacità di intendere e di volere dell'autore di violenza e non viene valutato il suo potenziale di recidività. La violenza maschile contro le donne continua infatti ad avere nel nostro Paese una forte minimizzazione e giustificazione dei violenti, anche nella narrazione fatta dai mass media.

L'approvazione nel 2013 in Italia della Convenzione di Istanbul del Consiglio d'Europa per la prevenzione e la lotta alla violenza maschile sulle donne è sicuramente stato un passo importante. Tuttavia la Convenzione è ancora poco conosciuta, applicata in maniera difforme nel territorio nazionale e priva di quei necessari adeguamenti a livello della dovuta diligenza di tutte le strutture dello Stato.

Sono anzi tuttora presenti in Parlamento proposte di legge che non solo la contraddicono, ma addirittura, come il Ddl Pillon e collegati, costituiscono un tentativo di vendetta storica, legislativa e culturale contro le donne, finalizzati al ripristino di quello che i neo-patriarcalisti sessisti e razzisti del movimento mondiale, insinuatosi nella politica e nella religione e finanziato da miliardari di Russia e Usa, chiamano il “ritorno dell'Ordine Naturale delle Cose”.

In questo clima preoccupante si collocano numerose sentenze che tendono a ri-vittimizzare soprattutto le madri separate.
Le donne con bambini/e piccoli, sono oggetto spesso di comportamenti ritorsivi degli ex partner all'atto della separazione, dopo che essi si erano già mostrati maltrattanti all'epoca della convivenza/matrimonio.

Uomini che chiedono che le donne perdano l’affido dei figli con l’accusa di essere madri alienanti, utilizzando la teoria di un noto teorico della pedofilia e dell’abuso in famiglia che tutto il mondo scientifico considera spazzatura ma che ha cittadinanza in molti tribunali italiani.

La legge recente sul “Codice Rosso”, che vorrebbe combattere la violenza maschile proponendo la velocizzazione dell’intervento dei magistrati e la priorità assegnata alle indagini, nei fatti non ha dimostrato di saper intervenire secondo le intenzioni proclamate dai legislatori.

Grave è l'assenza di una precisa valutazione del rischio che è indispensabile per stabilire le misure di protezione. Ciò non rispetta la Convenzione di Istanbul e dunque della protezione “concreta” non vi è alcuna traccia (anche perché la legge sul Codice Rosso è a costo zero), mentre è previsto uno sconto di pena per condannati per violenza che si impegnano a seguire un percorso di psicoterapia.

Per fermare la violenza maschile chiediamo al Governo:

- IL CONTROLLO SISTEMICO DELL’APPLICAZIONE/IMPLEMENTAZIONE DELLA CONVENZIONE DI ISTANBUL, SOPRATTUTTO PER QUANTO RIGUARDA PREVENZIONE, FORMAZIONE, PROTEZIONE, PUNIZIONE;

- L’APPLICAZIONE IMMEDIATA DEL PIANO STRATEGICO NAZIONALE E DELLE LINEE GUIDA IN TUTTI I PRONTI SOCCORSI ITALIANI ANCORA NON RECEPITE DOPO L’APPROVAZIONE DEL 2017;

- IL DIVIETO IMMEDIATO DELL’UTILIZZO DEL COSTRUTTO DELL’ALIENAZIONE PARENTALE IN OGNI TRIBUNALE E IN OGNI AMBITO, DA QUELLO SANITARIO ALLE FACOLTÀ UNIVERSITARIE;

- L’ATTUAZIONE IMMEDIATA DELLA LEGGE PER GLI ORFANI DI FEMMINICIDIO;

- LA CREAZIONE DI UN FONDO NAZIONALE PER LE SOPRAVVISSUTE AL FEMMINICIDIO, AL FIGLICIDIO E PER LE DONNE POVERE O DISOCCUPATE VITTIME DI VIOLENZA;

- IL SOSTEGNO ECONOMICO AI CENTRI ANTI VIOLENZA, ANCHE PER QUANTO RIGUARDA L’ACCOGLIENZA A DONNE MIGRANTI;

- IL RECEPIMENTO DELLA CONVENZIONE 190/2019 E DELLA RACCOMANDAZIONE 206/2019 DELL'O.I.L., VOLTA A CONTRASTARE LE MOLESTIE SESSUALI NEI LUOGHI DI LAVORO, ADEGUANDO LA NORMATIVA ITALIANA, SALVAGUARDANDO I PUNTI QUALIFICANTI GIÀ PRESENTI NELLE NOSTRE LEGGI;

- LA SALVAGUARDIA DEI LUOGHI DELLE DONNE COME LA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE QUALE GARANZIA PER L’AUTODETERMINAZIONE DI TUTTE E IL RICONOSCIMENTO DELLE ESPERIENZE AUTONOME DELLE CASE DELLE DONNE IN ITALIA COME LUCHA Y SIESTA E TANTE ALTRE.

Roma, novembre 2019

UDI - Unione Donne in Italia

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