Buongiorno,
Le scrivo ancora per un dubbio che mi viene pensando a quando nascerà il mio piccolo. Attualmente sono alla 25esima , un dubbio mi assale per l'allattamento : ho un capezzolo introflesso potrebbe essere un problema.? C'è qualcosa che posso fare prima del parto utile per il futuro?Ringrazio in anticipo
Capezzolo introflesso come trattarlo prima del parto
Moderatore: Daniela_Santoro
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- Daniela_Santoro
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Re: Capezzolo introflesso come trattarlo prima del parto
La morfologia del capezzolo è molto variabile da donna a donna e non esiste un capezzolo “migliore” o “più adatto” di un altro per allattare con successo.
Inoltre occorre avere ben presente che l’attacco corretto si realizza con un’efficace presa dell’areola e non esclusivamente del capezzolo!
Il capezzolo introflesso potrebbe rendere un po’ complicato il primo attacco, inducendo il piccolo ad un lavoro maggiore, rispetto ad un capezzolo più pronunciato e quindi di facile presa.
Tuttavia occorre stabilire con precisione se si tratti di una introflessione vera, quindi un capezzolo che nonostante sollecitazione non protrude all’esterno (casi rari), oppure di un capezzolo introflesso ma protrattile dopo adeguata sollecitazione.
In questi casi, infatti, il capezzolo viene modellato proprio dalla suzione del bambino e, nella maggior parte dei casi, durante la gravidanza e dopo il parto si verificano delle modificazioni che lo rendono comunque più pronunciato.
Alcuni sostengono l’utilità dei modellatori di capezzoli già durante la gravidanza o la quotidiana stimolazione con esercizi manuali o con un tiralatte, altri ancora suggeriscono l’uso di paracapezzoli nei primi giorni di allattamento.
Personalmente mi attengo alle indicazioni OMS, che considerano inutile il trattamento prenatale ma suggeriscono di intraprendere l’allattamento con calma e serenità, pazienza e perseveranza e, qualora dovessero esserci delle difficoltà, con il sostegno di una figura valida e aggiornata in tema di allattamento al seno (ostetrica o consulente per l’allattamento).
Un rimedio pratico, qualora ce ne dovesse essere bisogno, è dato dalla stimolazione con una siringa: tagliare con una lama la parte superiore della siringa, dov’è inserito il cono, a circa 1cm; rimuovere lo stantuffo e inserirlo dalla parte opposta, quella precedentemente tagliata; appoggiare la base in cui era inserito lo stantuffo sul capezzolo e tirare lo stantuffo dall’altra parte in modo da esercitare pressione negativa e favorire la protrusione del capezzolo (questo semplice rimedio simula il meccanismo del tiralatte ma in maniera più delicata e sicuramente meno costosa!). Se possibile, evitare comunque l’uso del paracapezzolo la cui conformazione potrebbe confondere il bambino (se dovessero esserci problemi con l’avvio dell’allattamento, per soddisfare le necessità nutrizionali del piccolo e garantirgli comunque l'assunzione di colostro, tirare il latte manualmente o con un tiralatte e somministrarlo mediante cucchiaino o tazzina, ma mai con il biberon!)
Saluti!
Daniela Santoro
Inoltre occorre avere ben presente che l’attacco corretto si realizza con un’efficace presa dell’areola e non esclusivamente del capezzolo!
Il capezzolo introflesso potrebbe rendere un po’ complicato il primo attacco, inducendo il piccolo ad un lavoro maggiore, rispetto ad un capezzolo più pronunciato e quindi di facile presa.
Tuttavia occorre stabilire con precisione se si tratti di una introflessione vera, quindi un capezzolo che nonostante sollecitazione non protrude all’esterno (casi rari), oppure di un capezzolo introflesso ma protrattile dopo adeguata sollecitazione.
In questi casi, infatti, il capezzolo viene modellato proprio dalla suzione del bambino e, nella maggior parte dei casi, durante la gravidanza e dopo il parto si verificano delle modificazioni che lo rendono comunque più pronunciato.
Alcuni sostengono l’utilità dei modellatori di capezzoli già durante la gravidanza o la quotidiana stimolazione con esercizi manuali o con un tiralatte, altri ancora suggeriscono l’uso di paracapezzoli nei primi giorni di allattamento.
Personalmente mi attengo alle indicazioni OMS, che considerano inutile il trattamento prenatale ma suggeriscono di intraprendere l’allattamento con calma e serenità, pazienza e perseveranza e, qualora dovessero esserci delle difficoltà, con il sostegno di una figura valida e aggiornata in tema di allattamento al seno (ostetrica o consulente per l’allattamento).
Un rimedio pratico, qualora ce ne dovesse essere bisogno, è dato dalla stimolazione con una siringa: tagliare con una lama la parte superiore della siringa, dov’è inserito il cono, a circa 1cm; rimuovere lo stantuffo e inserirlo dalla parte opposta, quella precedentemente tagliata; appoggiare la base in cui era inserito lo stantuffo sul capezzolo e tirare lo stantuffo dall’altra parte in modo da esercitare pressione negativa e favorire la protrusione del capezzolo (questo semplice rimedio simula il meccanismo del tiralatte ma in maniera più delicata e sicuramente meno costosa!). Se possibile, evitare comunque l’uso del paracapezzolo la cui conformazione potrebbe confondere il bambino (se dovessero esserci problemi con l’avvio dell’allattamento, per soddisfare le necessità nutrizionali del piccolo e garantirgli comunque l'assunzione di colostro, tirare il latte manualmente o con un tiralatte e somministrarlo mediante cucchiaino o tazzina, ma mai con il biberon!)
Saluti!
Daniela Santoro
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Re: Capezzolo introflesso come trattarlo prima del parto
Grazie mille per la sollecita risposta è stata precisa ed esaudiente
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