racconto delle salamandre

Albus Silente attende gli allievi delle case di Molgwarts. Per entrare dovrete svelare il mistero... cosa aprirà la porta di ingresso?
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galadriel_68
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racconto delle salamandre

Messaggio da galadriel_68 »

Un plenilunio malandrino

Severus attraversava i corridoi immersi nella totale oscurità con passo svelto e sicuro, seppur silenzioso. Non aveva bisogno della luce della bacchetta, conosceva il tragitto fra la Biblioteca e i sotterranei a occhi chiusi. Erano mesi ormai che lo percorreva ogni notte, indisturbato. Non aveva paura; le tenebre erano il suo elemento naturale, nel buio passava inosservato. E nessuno poteva deriderlo.
Sebbene non fosse mai accaduto -unicamente per la sua scaltrezza, come lui credeva- non temeva neppure di imbattersi in prefetti o insegnanti di ronda, perché aveva il permesso di Lumacorno per le ricerche di cui sempre più spesso si avvantaggiava lo stesso professore. D’altra parte il preside Silente sembrava nutrire un’inspiegabile benevolenza nei suoi confronti, mentre Pix il Poltergeist aveva troppa paura del Barone Sanguinario per importunare di notte proprio un Serpeverde.
Il ragazzo procedeva a testa bassa, i pugni serrati nelle tasche, il libro di pozioni ben stretto sotto il braccio. Sorrise al pensiero dei preziosi appunti custoditi in esso, frutto di un lavoro febbrile di studio notturno e sperimentazione diurna. Il sorriso gli si allargò sul volto al pensiero della E che di certo ai G.U.F.O. si sarebbe meritato. Potter e Black non avrebbero superato una misera S e Minus era a livello di una T. Lupin, con suo grande disappunto, avrebbe pure potuto strappare una O, ma solo Lily era in grado di competere con lui.
Il sorriso gli si spense rapidamente: cosa, cosa diamine trovava quella ragazza fantastica e gentile in un individuo borioso e arrogante al pari degli altri ridicoli componenti della banda? No, non al pari, molto di più. Non poteva a fare a meno di chiederselo ogni volta che vedeva o pensava a Potter e Lily insieme.
Strinse d’istinto il libro ancora più stretto. Non avrebbe permesso in nessun caso che scoprissero il suo segreto. Nemmeno Lumacorno ne era a conoscenza. Per quasi cinque anni era riuscito a evitare che il professore di pozioni, capo della sua casa, leggesse le sue note. Non era stato semplice, ma era riuscito a distrarlo mettendolo periodicamente al corrente di alcune delle proprie scoperte; ovviamente erano quelle meno importanti, ma a Lumacorno bastavano per considerarlo un genio da tenersi buono.
Tornò a sorridere mentre evitava automaticamente statue e armature sul cammino. D’un tratto si arrestò allarmato; l’intensità dei propri pensieri gli aveva impedito di avvertire in anticipo il vicino pericolo. Da dietro l’angolo provenivano infatti un brusio concitato e una debole luce. Fece per tornare sui suoi passi, del tutto disinteressato alla questione, quando una parola pronunciata a voce più alta lo trattenne: era il nome di Lily. Impugnò la bacchetta e si avvicinò allo spigolo della parete per ascoltare meglio.
“… ti ho detto che questa sera non corre alcun pericolo, Lily, è domani la notte stabilita” esclamò Black soffocando l’esasperazione in un sussurro.
“Lasciami andare, lo dici solo per dissuadermi, Sirius, so che James sta andando là” rispose la ragazza in evidente panico.
“Ti dico che non è vero, ma anche se fosse non avrebbe niente di cui temere.”
“Niente da temere?” Lily sembrava fuori di sé, Piton non l’aveva mai sentita così isterica “Il solo passare fra i rami di quel dannato albero potrebbe costargli la vita!”
“No, no, ascoltami…” Sirius bisbigliò ancora più piano.
Piton capì che Black era riuscito a calmare la ragazza attirandone l’attenzione.
“C’è un trucco per passare incolumi tra i rami del Platano Picchiatore.” Anche l’attenzione di Piton fu ben desta. “Un nodo alla base del tronco, fra le radici; è una sorta di pulsante che lo immobilizza quando viene schiacciato.”
Fra i due calò il silenzio, rotto solo dall’ansimare di Lily.
“ Ma come si fa a raggiungerlo senza essere colpiti?” domandò lei, non ancora convinta.
“Un bastone” rispose Black soddisfatto della trovata “E’ sufficiente un bastone abbastanza lungo per premerlo da una distanza di sicurezza.”
Lily gemette debolmente, rassegnatasi a rinunciare.
“D’accordo, torniamo alla torre…”
I passi che si allontanavano insieme alle luci sempre più fioche delle loro bacchette risuonarono attutiti fino a quando si spensero del tutto.
Dopo che l’oscurità si fu impadronita di nuovo dei corridoi di Hogwarts, Piton uscì dal suo nascondiglio. Provava una strana euforia; finalmente avrebbe scoperto il segreto che nascondeva Lupin.

Lily e Sirius entrarono sghignazzando nella Sala Comune, credendola deserta. La notte era inoltrata.
Sussultarono entrambi quando dalla penombra della poltrona accanto al camino quasi spento una voce li colpì.
“Cosa avete combinato?”
James li osservava non visto, sprofondato nel logoro ma comodo schienale.
“James… non credevamo di trovarti ancora alzato” rispose Sirius impacciato.
“Già, lo immagino. Allora?”
“Allora cosa?” cercò di schermirsi Lily.
Il ragazzo si alzò e le si avvicinò rapido. Lei si ritrasse d’istinto andando a urtare una cassapanca.
“Lumos!”
La bacchetta che un attimo prima James impugnava dietro la schiena illuminò il volto della ragazza. I suoi lineamenti stavano mutando, lentamente. Un porro, dapprincipio di piccole dimensioni, stava affiorando sulla pelle delicata della guancia, mentre i capelli le diventavano radi e unticci, di un insignificante color grigio topo. Sulle gote fiorì all’improvviso una devastante acne e due occhietti scuri e vicini sostituirono quelli verdi e enormi di Lily.
Alla fine della trasformazione Peter Minus, striminzito e ingobbito, galleggiava nei panni femminili che indossava.
“Bene, Codaliscia” lo sferzò ironico Potter “vedo che stai facendo progressi in pozioni.”
“In realtà ho rubato un po’ di Polisucco a Lumacorno…” ammise Peter con falsa ingenuità.
“Davvero, non stento a crederci” aggiunse James con disprezzo.
Anche Sirius guardava Minus con commiserazione; James ne attirò di nuovo l’attenzione apostrofandolo con durezza.
“Che cosa gli hai detto?”
“Non crederai che gli abbia parlato…”
“Va bene, va bene” lo interruppe James con furia crescente “ti sei servito di questa messinscena con Lily. Per fargli sapere cosa?”
Black cercò di schermirsi: “Quell’impiccione si merita una punizione! Non può pensare di andare in giro a ficcare quel suo naso adunco nei nostri affari e farla franca. Da quando ha visto Remus insieme alla Chips, il piccolo presuntuoso si è convinto di essere più furbo di noi: ha creduto di poterci spiare di notte aggirandosi nel castello senza che ce ne accorgessimo!”
“E sarebbe proprio così se non fosse stato per la nostra mappa” confermò freddo James, e con il medesimo tono chiese ancora una volta: “Che cosa gli hai detto?”
“In che modo si bloccano i rami del Platano.”
“Sirius, a volte ti comporti da vero idiota! Domani avvertirò Piton.”
“Avanti, James, non dirai sul serio!”
“Ma non capisci proprio? Non mi importa niente se quell’odioso Serpeverde ci lascia le penne” mentì Potter “Prova invece a considerare come reagirebbe Remus se dovesse scoprire di aver fatto del male a un essere umano, fosse pure Mocciosus.”
La certezza di Sirius vacillò.
“Fa’ quello che credi” riuscì infine a dire mentre se ne andava offeso verso la loro camera.
“Per me hai perfettamente ragione” squittì Minus alle sue spalle.
James però non lo sentì, lo sguardo fisso sulle braci morenti e i pensieri all’amico arrabbiato.

Il mattino successivo James fu l’ultimo ad arrivare nella Sala Grande per colazione. Passando accanto al tavolo dei Serpeverde lanciò un’occhiata al gruppo del quinto anno, impegnato come al solito a prendere in giro con cattiveria qualcuno delle altre Case. Piton sedeva accanto a loro, il naso nel piatto senza mangiare e gli sembrò lontano miglia e miglia di suoi compagni. Lo colse un moto di empatia per quel ragazzo; non era la prima volta. Se gli altri ne fossero venuti a conoscenza non l’avrebbero perdonato. Per fortuna quelle occasioni duravano pochissimo e in lui tornava subito a prevalere un odio feroce per Mocciosus.
Al tavolo dei Grifondoro stavano tutti facendo colazione. Sirius più che altro giocherellava col suo porridge e la forchetta, osservando cupo le piccole montagne di cibo colloso sciogliersi nel piatto. Il bel volto dai nobili lineamenti e i capelli lunghi, spettinati con la massima cura, rendevano James ogni giorno più consapevole del fascino tenebroso che il suo amico esercitava sulle ragazze. Remus, seduto al suo fianco, pallido e con profonde occhiaie scure, mangiava voracemente un piatto di bacon quasi crudo mentre Peter, di fronte a loro, ascoltava nervoso le chiacchiere allegre di Lily che dava l’impressione di non essersi accorta della tensione che aleggiava sui tre amici. Parlava a Minus chinandosi verso di lui e sfiorandolo con i lunghi capelli folti e setosi e James considerò come avesse dovuto essere facile per Codaliscia procurarsi l’ultimo ingrediente per la pozione Polisucco.
Si avvicinò sforzandosi di sorridere indifferente, sebbene anche lui fosse scosso per la discussione della notte precedente e le possibili conseguenze.
“Buongiorno ragazzi, dormito bene?”
Sirius si alzò senza guardarlo né parlargli e uscì dalla Sala, seguito dallo sguardo di James.
“Non ti preoccupare, Potty” gli disse Lily con dolcezza “Qualsiasi cosa sia successa fra voi, gli passerà.”

La lezione di Pozioni subito dopo colazione servì tuttavia solo a peggiorare la situazione.
Sirius si sedette con ostentazione in un banco lontano da James e quando Lumacorno comunicò agli studenti che avrebbero lavorato a coppie non diede il tempo a nessun altro di mettersi al calderone insieme a Lily, la quale gli sorrise accondiscendente.
Un misto di irritazione e gelosia si aggiunse all’apprensione di James che si ritrovò in coppia con quella frana di Peter. Dalle prime fasi della preparazione di un unguento curativo per le ustioni causate dagli Schiopodi Sparacoda -animali orribili che il buon custode Hagrid allevava nel suo giardino e per i quali nutriva un amore senza dubbio ingiustificato- fu chiaro che quella della coppia Potter-Minus sarebbe stata un fiasco: un odore nauseabondo si sprigionò dal loro calderone già all’aggiunta del terzo ingrediente. L’unguento ne prevedeva in tutto ventinove.
A metà lezione Lumacorno fu costretto a farli interrompere e con un colpo di bacchetta fece sparire il mefitico intruglio, senza tuttavia riuscire a far svanire del tutto l’odore dall’aula.
L’ilarità repressa fino a quel momento dai Serpeverde, esplose in una risata sguaiata. Perfino Piton mostrava un’anomala arricciatura delle labbra che altro non era se non un rarissimo sorriso pubblico.
“Mio caro signor Potter” ridacchiò Lumacorno con la sua solita espressione bonaria, escludendo dalla sua attenzione come d’abitudine Minus; il professore portava sotto il mantello nero un panciotto di broccato rosso che stentava a nascondere un incipiente ventre prominente “dovrebbe prendere qualche ripetizione dal nostro Severus!”
Piton tornò serio di colpo osservando alternativamente il professore e il compagno, il cui viso, a sua volta, diventò una maschera di rabbia.
“Non ho bisogno delle lezioni di Piton, signore, noi Grifondoro possiamo contare sulla bravura di Lily Evans.”
“Oh, non lo nego, caro James” replicò Lumacorno, continuando a sorridere dopo aver ignorato per convenienza l’arroganza dello studente con un futuro troppo promettente per compromettere i rapporti “ma le garantisco che il nostro Severus conosce trucchetti che la signorina Evans non si immagina nemmeno.”
Dicendolo la guardò, ottenendo dalla ragazza un cenno di ammiccamento ad indicare che non se ne era avuta a male e che riconosceva la superiorità del compagno.
Fu la goccia che fece traboccare la furia di James.
“Piuttosto che prendere ripetizioni da Piton preferisco meritarmi una T ai G.U.F.O. per questa inutile materia” disse con astio eccessivo.
Lumacorno si fece scuro in volto, evento così raro durante le sue lezioni che tutti i ragazzi trattennero per istinto il fiato.
“Signor Potter, ha davvero oltrepassato il segno. Mi vedo costretto a togliere dieci punti alla Casa dei Grifondoro.”
Il brusio di disapprovazione dei Grifondoro e di scherno dei Serpeverde ferì James come una lama tagliente. Piton lo guardava con una luce di esaltazione negli occhi. L’odio che provò per lui in quel momento fece cambiare la propria decisione a James. Cercò con il suo lo sguardo di Sirius che aveva evitato fino a quel momento e gli sorrise.

James osservava pensieroso le cime degli alberi al limitare della Foresta Proibita, neri e minacciosi, ondeggianti nel vento mentre disegnavano figure inquietanti nel cielo blu cobalto.
Era trascorsa circa mezz’ora da quando madama Chips era venuta a prendere Remus per scortarlo fino alla Stamberga Strillante attraverso il tunnel che partiva dal Platano Picchiatore.
Il preside Silente aveva escogitato una scusa ufficiale per tutti i compagni del Grifondoro: Remus Lupin soffriva di Fluoralbus Exanthematicus Stipticus, una rara malattia che si riacutizzava a ogni ciclo lunare e prevedeva quindi una cura mensile di decotto di Rauwolfia Vomitoria presso l’infermeria. Chiunque vi si fosse recato avrebbe trovato una pesante tenda opaca che celava un letto vuoto ma credibilmente occupato dal ragazzo. Il nome vagamente inquietante della malattia e quello disgustoso della cura sembravano sufficienti a placare la morbosa curiosità dei compagni.
Nella Sala Comune qualche studente si attardava con i compiti o con le ultime chiacchiere della giornata.
Remus si era di sicuro già trasformato, ma i Malandrini lo avrebbero raggiunto solo a tarda notte. Potter sapeva che per Piton sarebbe stato troppo tardi.

Severus era uscito dai sotterranei fingendo di recarsi come al solito a fare ricerche in Biblioteca. Per non destare sospetti si era comportato come sempre, tuttavia per precauzione aveva sostituito il prezioso libro di pozioni con un vecchio testo sacrificabile. Lo avrebbe lasciato fino al suo ritorno nel punto in cui aveva intenzione di appostarsi per attendere il passaggio di Lupin.
Nel pomeriggio, alla fine delle lezioni, era sgattaiolato in perlustrazione al Platano Picchiatore e aveva nascosto un lungo manico di scopa dietro il tronco di una robusta quercia secolare, non prima di aver verificato che fosse abbastanza lungo da riuscire a schiacciare quella protuberanza nodosa alla base del Platano che non aveva avuto difficoltà ad individuare. Scoprirla aveva fugato ogni dubbio sulla veridicità dell’informazione, perché era saggio dubitare di Sirius in qualsiasi frangente.
Si nascose dietro la statua di un mago dall’aspetto segaligno e dagli abiti di foggia antica. Sapeva che madama Chips e Lupin sarebbero passati di lì, li aveva spiati ogni volta negli ultimi tre mesi: non cambiavano mai percorso, né orario. Si accucciò accanto al piedistallo e appoggiò la testa alle ginocchia. Si rivelò un errore: il ricordo di sua madre e della sua tristezza lo assalì riempiendolo di quel senso di impotenza e frustrazione che aveva caratterizzato la sua infanzia. La rivide, sciatta e malaticcia, nella loro lurida cucina babbana. Si scosse rabbioso; non poteva permettersi di lasciarsi andare, Hogwarts era la sua casa. Ansimava per la collera. Il rumore di passi attutiti lo mise all’erta. Aspettò che lo superassero e si sporse con cautela per sbirciare. Li vide allontanarsi per il lungo corridoio alla luce della bacchetta dell’infermiera e fece in tempo ad intravedere il viso stravolto di Lupin. Per una frazione di secondo provò pena per lui. Si sedette di nuovo ai piedi della statua; doveva aspettare che la Chips facesse ritorno per poter infine seguire il ragazzo. Questa volta si appostò ben diritto, ripassando mentalmente, per non cadere nei propri pensieri, gli ingredienti e la procedura di una delle pozioni più difficili in cui fino a quel momento si era imbattuto: la Felix Felicis. Che ironia: era molto più complicato preparare intrugli per dare amore e felicità che quelli per infliggere sofferenze o addirittura la morte.
Non fece tuttavia in tempo a ripassarla tutta che l’infermiera era già di ritorno. Lasciò che superasse la statua e si avviò fuori dal castello.
Quando si trovò nell’aria fredda della notte un brivido gli corse giù per la schiena, ma non era provocato dalla temperatura. Una sorta di premonizione di grande pericolo si impossessò di lui e Piton cercò di scacciarla con considerazioni razionali. Il buio all’esterno non era fitto come nel castello, il chiarore lunare del cielo era sufficiente a mostrargli un agevole cammino. Non doveva attraversare la Foresta. L’unica precauzione che doveva prendere era cercare di non farsi scorgere dal mezzo gigante. Superata la baracca di Hagrid, sapeva come placare la furia del Platano Picchiatore. Soprattutto non doveva scordarsi di chi stava seguendo, il più mite e cortese di quella banda di arroganti. Insomma, non poteva accadergli nulla di male.
Attraversò il prato di corsa e nel momento in cui fu sicuro di essere uscito dalla vista di Hogwarts continuò camminando. Nel pomeriggio il percorso gli era sembrato molto più breve e quando si appoggiò alla quercia che aveva usato come nascondiglio, aveva il fiatone. Inutile, non riusciva a scacciare l’inquietudine. Inspirò a fondo, afferrò il bastone e si avvicinò al Platano. L’albero avvertì la sua presenza e iniziò a menare i suoi rami lunghi e contorti con l’intenzione di infliggere più male possibile. Piton indietreggiò d’istinto sebbene avesse calcolato la distanza di sicurezza con precisione e il ramo frondoso che lo aveva preso di mira gli sfrecciò sotto il naso senza nemmeno sfiorarlo. Si acquattò e allungò il bastone stendendo il braccio alla sua massima estensione. I muscoli della spalla si stirarono dolorosamente mentre sentiva la nodosità legnosa cedere alla pressione; l’albero si bloccò in una posizione innaturale e, non sfuggì a Piton, decisamente ridicola.
Il ragazzo coprì la distanza che lo separava dalla fessura fra le radici massicce con un paio di balzi e si gettò all’interno con furia. Scivolò lungo un dislivello terroso e si fermò seduto al suolo con un tonfo pesante: si contrariò per non aver mantenuto la calma, massaggiandosi il fondoschiena.
I raggi lunari che penetravano dall’ingresso al cunicolo riuscivano a illuminarne debolmente il primo tratto, ma un’oscurità profonda si apriva di fronte a lui. Non erano le tenebre cui era abituato, le sue tenebre. Era un’oscurità che sentiva celare un pericolo, un grave pericolo, eppure ne era attirato, non poteva più tornare indietro. Estrasse la bacchetta e pronunciò “Lumos” con una voce che non riconobbe come la sua. Il secondo tratto del tunnel si illuminò, tremolante. Era la sua mano che sussultava incontrollata. Cercò di calmare il respiro senza riuscirci. Il tremito partiva da una stretta violenta allo stomaco e dal sapore metallico di terrore che sentiva in bocca.
Iniziò suo malgrado ad avanzare, procedendo piegato per non urtare il soffitto, e in quel modo si sentì ancora più indifeso. Con la mano libera si appoggiava alla parete, avvertendo sotto le dita la terra umida mista a roccia e a radici antiche che ne rivelavano la consistenza. Camminò piano, ansimando, per quelle che gli sembrarono ore, cambiando direzione un paio di volte fino a che si accorse che il terreno iniziava a salire. Il tunnel piegò un’ultima volta e alla fine Piton scorse un’oscurità meno densa. Anzi, era una luce, debolissima, di nuovo i raggi lunari filtrati da qualcosa.
Anziché provare sollievo, sentì crescere una nuova agitazione. Arrivò in fondo, le gambe che cedevano, e uscì con cautela da una piccola apertura. Si ritrovò in una stanza decrepita e polverosa il cui squallore gli ricordava quello di casa sua.
Ma dove era esattamente?
Esaminò il locale illuminandolo con la bacchetta. Vide pareti scrostate, mobili distrutti e il pavimento crollato in più punti. Pareva che una forza misteriosa si fosse scatenata lì dentro: scricchiolii sinistri percorrevano tutta la struttura e la casa sembrava gemere come un essere vivente. Una sensazione terribile lo colse con nuovo vigore.
Era sicuro di essere nella Stamberga Strillante: aveva desiderato così spesso di visitarla che ora stentava a credere di esserne tanto terrorizzato.
Troppo tardi l’istinto gli disse che la luce poteva essere un pericolo e bisbigliò “Nox”.
Sulla nuca sentì un respiro umido e pesante, il suo olfatto venne raggiunto da un tanfo terribile. Si girò, lentamente. La bestia che lo sovrastava di tutta la testa aveva le fauci spalancate dalle quali colava una bava densa che gli sporcò il viso. Ringhiava sommessamente. Era un lupo mannaro. Piton seppe che non avrebbe più rivisto Hogwarts e venne assalito da una malinconia profonda che scacciò la paura. Più per una reazione automatica che per una azione intenzionale alzò la bacchetta, ma la bestia lo colpì con una zampata violenta che lo scaraventò contro la parete dalla quale rimbalzò a terra, immobile come un corpo inanimato. La sua bacchetta era volata lontano da lui.
Piton non si mosse, rassegnato al suo destino. Sentì le zampe pesanti del lupo avvicinarsi, senza fretta, consapevole di avere vinto. Avvertì il calore bestiale su di lui.
“Remus, no!”
Una voce imperiosa e allarmata giunse dall’uscita del tunnel. Remus? La voce di Potter? Allora Lupin era il lupo mannaro…
Piton approfittò della distrazione della bestia per alzarsi a sedere e osservare la scena. Potter stava in piedi all’estremità della stanza e impugnava la bacchetta contro Lupin.
“Remus, sono io, James.”
Il lupo tornò a voltarsi verso Piton.
“Remus, guardami!” strillò Potter riuscendo a distrarlo ancora “Guarda, vedi?, sono tuo amico” gli disse in tono fermo dal quale tuttavia trapelava la disperazione “Vedi? Sto mettendo via questa, non voglio farti del male!”
Si infilò la bacchetta nella cintura dei pantaloni. Il lupo mannaro parve incuriosito, inclinò la testa proprio come fanno i cani quando ti studiano amichevolmente. Ma fu questione di un attimo. Senza che questi avesse il tempo di reagire si gettò su Potter che tentò di scansare l’assalto, riuscendo solo ad evitare il morso destinato alla sua gola. Gli artigli del lupo gli lasciarono ferite profonde sul petto. James giaceva supino con addosso la bestia che spalancò le fauci per avventarsi su di lui, ma in quel momento un enorme cane nero e irsuto spuntò dal cunicolo e si avventò sul lupo rotolando insieme a lui fino al fondo della stanza. Entrambi gli animali si alzarono di scatto e iniziarono a studiarsi girandosi intorno, lentamente, ringhiando con ferocia. Il lupo mannaro, messosi a quattro zampe, superava nettamente in grandezza il cane, pur di ragguardevoli dimensioni. Quando, veloce come un lampo, il lupo si scagliò contro l’avversario Piton comprese che il cane non ce l’avrebbe fatta, e con esso tutti loro. Reagì con una prontezza impensabile in situazioni normali; andò a recuperare con un balzo la bacchetta che aveva scorto da dove era rimasto seduto e la impugnò contro il lupo mannaro.
“Piton, no!” gridò James che stava lottando con il dolore, cercando di rialzarsi. Perdeva molto sangue ed era certo che il Serpeverde volesse uccidere l'amico.
Tuttavia Piton stava già formulando l’incantesimo, muovendo le labbra senza emettere suono e Potter avvertì un raggio di magia potente e invisibile colpire il lupo a metà del balzo verso il cane. Ci fu uno scoppio di luminosità intensa che accecò tutti e la stanza piombò di nuovo nell’oscurità. Si sentivano i respiri pesanti di tutti i presenti, ma nessuno parlava né si muoveva.
“Lumos” ordinò infine James, tossendo per il fumo ancora denso. Cercò i resti del lupo mannaro, trovandosi invece di fronte a una scena che non si aspettava. Piton, il cui colorito verdastro nella luce debole e alterata era più accentuato del solito, puntava ancora la bacchetta contro le due figure sul pavimento, una rannicchiata e immobile, l’altra semplicemente seduta: Remus e Sirius.
Black non si curò della bacchetta di Piton, si alzò e gli si avvicinò minaccioso.
“L’hai ucciso, brutto bastardo!” La sua voce era fredda, carica di odio.
“No, non l’ha ucciso” rispose James “ha eseguito un incantesimo Homosembiante. E’ solo svenuto.”
“Cosa?” trasecolò Sirius, distogliendo gli occhi da quelli dell’avversario “non è possibile…”
“Sei un Animagus, Black, e immagino che il Ministero non ne sappia nulla” lo interruppe Piton che era riuscito infine a recuperare la parola. Il suo tono era calmo e distaccato, però trasudava antipatia, e dopo quella notte sarebbe rimasto così per sempre. “Mi hai salvato la vita, Potter” aggiunse alla fine a malincuore.
“E tu l’hai salvata a Sirius” replicò James.
“Non ci sarebbe stato bisogno di salvare nessuno se questo idiota non avesse voluto impicciarsi di questioni che non gli riguardano” reagì Black, ancora furioso.
“E nemmeno se tu non gli avessi fatto sapere come si arriva qui” replicò irritato James.
Sirius gli lanciò uno sguardo di fuoco che l’amico ignorò. Zoppicando per il dolore e tenendosi premute le ferite per rallentare il sanguinamento, raggiunse invece Piton che continuava a tenere sotto tiro Sirius. James gli abbassò la bacchetta e lui non oppose resistenza.
“Siamo quasi pari, Mocciosus, ma sei ancora in debito con me.”
Severus storse la bocca in una smorfia di delusione; per un attimo si era illuso che potessero non odiarsi.
“Per questo ti chiederò, anzi pretenderò da te due cose” continuò Potter con arroganza. L’odio tornò a crescere in Piton.
“La prima è che Remus non venga mai a sapere quanto è accaduto davvero questa sera. Non sarà possibile tenergli nascosto lo scherzo di Sirius, né che tu l’hai scoperto, ma gli diremo che sei arrivato quasi alla fine del cunicolo e l’hai scorto all’uscita: eri paralizzato dal terrore e io che ti avevo seguito ti ho salvato dalle sue grinfie. Questa sarà la versione anche per Lily.”
Piton sbuffò. Potter si era ritagliato una perfetta parte da eroe e lo faceva passare da stupido di proposito.
“Ovviamente non farai parola ad alcuno della trasformazione di Sirius.”
“Altrimenti?” chiese Piton, beffardo.
“Altrimenti dovrai guardarti le spalle tutta la vita, soprattutto durante le tue peregrinazioni notturne, e dovrai temere che qualcuno possa portarti di nuovo al cospetto di Remus, stavolta senza la tua preziosa bacchetta. Non mi importa di ciò che pensa James, per me è tutta colpa tua…” sibilò Sirius, scoppiando alla fine in una risata cattiva.
Piton finse di ignorarlo.
“Queste sono già due cose” continuò invece, rivolgendosi a Potter.
“Beh, diciamo che il secondo è un favore personale, come ha sottolineato il mio amico. La seconda è invece la formula dell’incantesimo Homosembiante” tentò James, consapevole che con quella avrebbe risolto per sempre il problema dell’amico.
“Non posso” rispose Piton.
“Menti!” lo accusò Black.
“No, non credo, non ora” intervenne invece James “Non è un incantesimo che si impara sui libri, è un segreto ben custodito da secoli e solo maghi potenti sono in grado di eseguirlo” Piton guardò sorpreso Potter: aveva appena riconosciuto la sua bravura, ma capì subito che non si trattava di ammirazione sincera "Questa considerazione non toglie che un giorno la pagherai anche per non avercela voluta spiegare" aggiunse infatti il ragazzo.
“Quindi procederò con la seconda richiesta e saremo pari e nemici come prima” concluse James. Si avvicinò tanto al volto del suo interlocutore da sentire l’odore dei capelli unticci.
“Stai lontano da Lily” gli disse semplicemente.
Lupin gemette nel sonno e James e Sirius gli si avvicinarono per assicurarsi che stesse bene.
Severus girò i tacchi e tornò per la via da dove era venuto, consapevole che i convenevoli fra loro erano terminati. Entrando nel tunnel rischiò di calpestare un topo grigio spelacchiato che lo guardò in modo insolito per un roditore. Lo oltrepassò, girandosi subito assalito da un’intuizione, ma l’animale era già scomparso.
Solo quando giunse in vista della sagoma maestosa del castello Severus si fermò a riflettere. L’onda di emozioni che aveva trattenuto fino a quel momento lo sommerse. Aveva vissuto quell’esperienza con distacco, come se osservasse tutto dall’esterno del suo stesso corpo. Cadde carponi sul prato, sopraffatto dal terrore della morte che gli era parsa ineluttabile, alla quale aveva deciso di arrendersi. Si ricordò della rassegnazione che, paradossalmente, l’aveva aiutato a sopravvivere scacciando la paura.
Solo alla fine ebbe la consapevolezza della crudeltà dello scherzo che gli aveva giocato la banda di Potter. Un odio violento gli scosse il corpo. Era stato di sicuro Black a organizzarlo e forse Potter si era opposto, ma non abbastanza, senza convinzione. Si ritrovò a inspirare aria con avidità, quasi avesse bisogno dell’ossigeno che alimentasse la rabbia che provava. No, Potter non si era opposto, Potter desiderava che lui morisse, Potter lo aveva impedito all’ultimo istante solo per non compromettere Lupin. E Black era intervenuto unicamente per salvare l’amico del cuore.
“Maledetti! Siate tutti maledetti…” gridò con tutto il fiato che aveva in corpo. Non gli importava più che potessero scoprirlo.
La voce gli si incrinò e ciò che disse dopo rimase fra lui e i fili di erba tenera del prato: “Maledetto Potter, sia maledetto tu e tutta la tua stirpe!”
allora forse solo dovrei chiedervi
se del dolore acuto del mio respiro
io debba in quell'attimo gioire

perché non avere più dolore
sarebbe non aver più respiro.

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Messaggio da m.apple »

BELLISSIMO!!!
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Messaggio da soraya »

AVVINCENTE!!!!!
soraya
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ribaltata
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Messaggio da ribaltata »

E' bellissimo, è davvero bellissimo questo racconto.
Tanti tanti complimenti!
Elisa
"io dirò per te luna, io dirò per te sole"
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Dolcetta
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Messaggio da Dolcetta »

bravissime... veramente brave....
Nush
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Messaggio da Nush »

le immagini


IMMAGINE 1) "La bacchetta che un attimo prima James impugnava dietro la schiena illuminò il volto della ragazza. I suoi lineamenti stavano mutando, lentamente. Un porro, dapprincipio di piccole dimensioni, stava affiorando sulla pelle delicata della guancia, mentre i capelli le diventavano radi e unticci, di un insignificante color grigio topo. Sulle gote fiorì all'improvviso una devastante acne e due occhietti scuri e vicini sostituirono quelli verdi e enormi di Lily. "

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IMMAGINE 2) "Inspirò a fondo, afferrò il bastone e si avvicinò al Platano. L'albero avvertì la sua presenza e iniziò a menare i suoi rami lunghi e contorti con l'intenzione di infliggere più male possibile."

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IMMAGINE 3) "Estrasse la bacchetta e pronunciò "Lumos" con una voce che non riconobbe come la sua. Il secondo tratto del tunnel si illuminò, tremolante."

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IMMAGINE 4) "Sulla nuca sentì un respiro umido e pesante, il suo olfatto venne raggiunto da un tanfo terribile. Si girò, lentamente. La bestia che lo sovrastava di tutta la testa aveva le fauci spalancate dalle quali colava una bava densa che gli sporcò il viso. Ringhiava sommessamente. Era un lupo mannaro."

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IMMAGINE 5) "Solo quando giunse in vista della sagoma maestosa del castello Severus si fermò a riflettere. L'onda di emozioni che aveva trattenuto fino a quel momento lo sommerse. Aveva vissuto quell'esperienza con distacco, come se osservasse tutto dall'esterno del suo stesso corpo. Cadde carponi sul prato, sopraffatto dal terrore della morte che gli era parsa ineluttabile."

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IMMAGINE 6) Fuori concorso. si intiola: Remus Trans(formato) e Pernacchiosus :)))) dedicato alle nostre giurate di qualità... (Pongi l'ha fatta in risposta all'ennesima richiesta di modifica :rrofl: )

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sono tutte by pongi tranne la ciofeca che è mia :oops:
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m.apple
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Messaggio da m.apple »

Fantastici anche i disegni, veramente brave!!!!
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Dolcetta
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Messaggio da Dolcetta »

bravissima pongi... complimenti per i disegni!!!!
Stell@
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Messaggio da Stell@ »

Bellissimo questo racconto, siamo veramente grandi noi studenti di Molgwarts! :mrgreen:
Ma chi è l'autore che non ho capito?
Stell@
STELLA
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Pongi
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Messaggio da Pongi »

Nush ha scritto:le immagini

sono tutte by pongi tranne la ciofeca che è mia :oops:
Guarda che se dici così mica si capisce qual è il tuo :D
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Pongi
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Messaggio da Pongi »

Stell@ ha scritto:Bellissimo questo racconto, siamo veramente grandi noi studenti di Molgwarts! :mrgreen:
Ma chi è l'autore che non ho capito?
Stell@
COME non hai capito???

Ma è la mitica bach, e chi se no?
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Messaggio da carlot »

incredibili
ci sarebbe davvero da farci un libro!
[b]Hasta Siempre![/b]
Hsara
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Messaggio da Hsara »

JKR trema...

Qualcuno vuole un limoncello per festeggiare?
Mamma...la spiaggia è piena di sabbia...e il mare è pieno di acqua...!!(Yuri 2002)
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Messaggio da giuma »

bravissima bach :D
danielaf
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Messaggio da danielaf »

Marina è stupendo
complimenti ;)
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