"Agroecologia e crisi climatica. Le soluzioni sostenibili per affrontare il fallimento dell'agroindustria e diffondere una nuova forma di resilienza" è il nuovo libro di Vandana Shiva  tradotto e pubblicato in italiano grazie alla collaborazione fra Terra Nuova Edizioni e l'associazione Navdanya International, di cui la fisica e attivista ambientale è presidente.

Vandana, ora anche consulente del ministro dell'istruzione Lorenzo Fioramonti, ha lavorato a quattro mani al testo insieme ad Andre Leu, direttore di Regeneration International, un’organizzazione che promuove sistemi alimentari e agricoli che rigenerano e stabilizzano i sistemi climatici, la salute del pianeta e delle persone. 

 

I CONTENUTI

La crisi ambientale, sociale ed economica che viviamo ha tra i principali colpevoli l’attuale modello agroalimentare, che depreda le risorse naturali come l’acqua e danneggia, a volte irreversibilmente, la fertilità dei suoli.

In questo nuovo libro, Vandana Shiva e Andre Leu presentano i risultati delle ultime ricerche scientifiche, dimostrando che un altro modello agricolo non solo è possibile, ma anche necessario, per combattere la fame, frenare i cambiamenti climatici e arginare la devastazione del Pianeta.

La questione ha anche una valenza di ordine sociale e politico. L’agricoltura industriale, basata su monocolture, pesticidi e biotecnologie, rende sempre più dipendenti e indebitati gli agricoltori consegnando i saperi, i mezzi di produzione e gli stessi semi nelle mani di poche multinazionali, con una concentrazione di potere senza precedenti nella storia.

In un testo destinato a fare storia, gli autori smontano un modello produttivo a lungo celebrato come efficiente, ma che ad uno sguardo più attento si mostra del tutto incapace ad affrontare le sfide della crisi climatica, la fame nel Sud del mondo e la malnutrizione cronica nei paesi cosiddetti sviluppati. La soluzione è nelle pratiche agricole sostenibili supportate da nuove conoscenze agronomiche in grado di valorizzare la complessità del vivente, garantire cibo sano per tutti e una nuova democrazia per il futuro del pianeta.

In tutto il mondo, i piccoli agricoltori e orticoltori stanno già attuando un’agricoltura ecologica basata sulla biodiversità. Rigenerando il suolo e conservando e selezionando le proprie sementi, forniscono cibo sano e nutriente alle comunità. Le comunità che scelgono di mettere i beni comuni al centro di sistemi economici locali, solidali e basati sulla cooperazione, continuano a offrire soluzioni creative e innovative, riappropriandosi così dei sistemi alimentari e riuscendo spesso a rendere le grandi multinazionali dell’agrochimica irrilevanti.

 

A CHI CONVIENE L'AGRICOLTURA INDUSTRIALE?

Il valore globale della produzione alimentare a 2.800 miliardi di dollari, i costi ambientali sono stati calcolati a 3.000 miliardi di dollari, a cui ne vanno aggiunti altri 2.800 per costi legati alla perdita di benessere sociale e a conflitti causati dalla perdita di risorse naturali come suolo e acqua.

Le vendite mondiali di prodotti biologici sono triplicate in un decennio, passando da 18 miliardi di dollari nel 2000 a 59 miliardi di dollari nel 2010. Nonostante la crescita esponenziale delle vendite, l’offerta non sta al passo con la domanda, poiché nello stesso periodo i terreni agricoli biologici sono aumentati da 14,9 a soli 35,7 milioni di ettari.

 

PERCHE' LA BIODIVERSITA' E' IMPORTANTE

L’agro-biodiversità è importante per la sicurezza alimentare, per aumentare il reddito agricolo e per generare occupazione e ridurre l’esposizione al rischio. Il declino della diversità ha aumentato la vulnerabilità delle colture perché la loro uniformità genetica le rende incapaci di rispondere ai cambiamenti climatici, soprattutto a breve termine. Inoltre, le colture uniformi costituiscono un terreno di coltura ideale per la rapida comparsa di varianti resistenti ai fungicidi. La diversità delle colture, al contrario, ha dimostrato di essere molto utile nel limitare lo sviluppo di malattie.

 

LE SOLUZIONI LOCALI

In tutto il mondo, sempre più sindaci e rappresentanti delle istituzioni locali stanno prendendo misure per proteggere la salute dei loro cittadini e il loro diritto ad un ambiente privo di veleni. Ne sono un esempio, in Italia, i circa 70 comuni  che hanno bandito o limitato l’utilizzo dei pesticidi sulla base del Principio di Precauzione. In Francia, circa 56 piccoli comuni hanno emesso normative contro i pesticidi, facendo pressione sul governo, il quale ha poi lanciato una consultazione pubblica sulle distanze di sicurezza. Lo scorso settembre, anche le aree metropolitane di Parigi, Lille, Nantes, Grenoble e Clermont-Ferrand hanno annunciato il divieto di utilizzo di pesticidi nel loro territorio.

Nel 2017, nelle Filippine, 200 comuni membri della League of Organic Municipalities and Cities (Lega dei comuni e delle città Biologiche nelle Filippine – LOAMCP), hanno firmato un accordo comune per promuovere nuove politiche basate sulla preservazione dell’equilibrio dei suoli, come potente strumento di resilienza climatica, vietando l’utilizzo di prodotti agrochimici tossici e di organismi geneticamente modificati (OGM), oltre a prevedere un sistema di sanzioni e ricompense per gli agricoltori.

 

Autore: 

Andre Leu, Vandana Shiva

Illustrato da: 

Editore: 

Terra Nuova Edizioni

Ritratto di Redazione

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