A questo punto si, è ora di chiarire quali "Armi e Bagagli" possono prepararci o quanto meno abilitarci ad affrontarlo questo trasloco. E come promesso continuo il discorso cercando una risposta alla domanda iniziale del post precedente: perché riconosciamo proprio in quello spazio temporale la nostra adolescenza?

Un elenco ci aiuterà sicuramente a riconoscere le cose lasciate (i giocattoli, i compiti con mamma o papà, le merende a casa con i compagnetti, alcuni vestiti, certi cartoni o telefilm, mamma che ci accompagnava e ci veniva a riprendere ovunque...) e le cose nuove ( le telefonate, le uscite con i compagni, i capelli, lo sport in comitiva, le storie d'amore, il cinema, i libri...) Ma forse l'unico modo per riconoscere e definire la nostra adolescenza è il piano delle emozioni. Certo non per rinchiudere l'adolescente in una serie di abusate etichette: arrabbiato, annoiato, romantico, lunatico... Al contrario per convincerci del fatto che fra le "armi" che dovremo portare con noi insieme ai bagagli di questo faticoso trasloco, ce ne sono alcune speciali ed irrinunciabili. Armi delicate, perché devono operare nel profondo delle nostre amate creature: come gli strumenti di un chirurgo devono essere perfetti e devono appena appena sfiorare. Sono armi fragili, che vanno continuamente perfezionate, adattate, misurate: l'ascolto (con orecchi, occhi, naso, pelle, cuore, pancia...), la pazienza (poliedrica nelle sue dimensioni dell'attesa, della resistenza, della fiducia, della rinuncia), la solidità (nel senso letterale di fermezza, capacità di stare e restare al proprio posto quando tutto sembra spostarsi o crollare).

L'ascolto è l'arma del mettersi al secondo posto, rinunciare ad esprimere il proprio parere, rinunciare a far mostra del proprio orgolgio, per lasciare posto ai messaggi che arrivano: dal corpo, dagli oggetti, dal rendimento scolastico, dalle parole e parolacce, dalle spalle, dal mutismo. Quante volte diciamo che con gli adolescenti è impossibile comunicare? Ascoltare senza controbattere non vuol dire acconsentire: fra genitori e figli vuol dire "Ti lascio parlare", vuol dire "Ok, adesso sei importante tu, esisti solo tu". E' un ascolto che accoglie e raccoglie. Quante volte le discussioni fra padri e figli si revelano drammaticamente e violetemente inutili? No era meglio ascoltare, tacere, aspettare? La rabbia si consuma, la tensione si abbassa, forse non riusciremo a parlare con le parole ma attraverso l'ascolto diciamo ai nostri figli: "Io ci sono". E loro se ne ricorderanno, non ce lo dimostreranno ma si sentiranno accolti anche quando danno il peggio.

La pazienza non è debolezza, non è rassegnazione, è capacità di lasciar scorrere il tempo, con la certezza che il momento passerà, pazienza è la misura di quanto vogliamo bene, misura che ci permette di restare al nostro posto, capaci di vedere oltre il momento presente. La provocazione, la messa alla prova, la sfida risulteranno superate se rinunceremo a raccoglierle, se rinunceremo alle nostre ragioni, alle nostre imposizioni, solo in quell'istante lì, solo per dare una garanzia ai nostri figli: "Ti aspetto". E loro sapranno tornare, nuovi, cresciuti, cambiati, ma certi di essere amati.

Solidità è la nostra capacità di essere seri, rigorosi, coerenti; sono i nostri valori di riferimento a darci solidità perché sono la base sulla quale abbiamo costruito la nostra vita, elaborato le nostre scelte e cresciuto i nostri figli; sono i "si" ed i "no " che abbiamo detto, sono il senso della nostra esistenza, il nostro punto di partenza e anche ciò a cui miriamo. I nostri figli ci osservano, ci crtiticano, lo sanno meglio di chiunque altro se siamo o non siamo seri. E se non siamo seri non possiamo essere buoni genitori. Se è vero che la rigidità genera ostilità e rabbia, la solidità genera sicurezza e senso di protezione. Attraverso la solidità diciamo ai nostri figli:" Fidati di me". E loro se ne ricorderanno quando avranno bisogno di aiuto. Nell'errore anche se avranno paura o vergogna, sapranno di poter contare su di noi.

Potremmo riassumere abbinando schematicamente le nostre armi ai loro bagagli:

  • All'arma dell'ascolto corrisponde un bagaglio di accoglienza
  • All'arma della pazienza corrisponde un bagaglio di amore
  • All'arma della solidità corrisponde un bagaglio di sicurezza

Forse potremmo ricondurre queste "armi" alla dimensione dell'ATTESA (la nostra capacità, disponibilità e resistenza all'attesa) ed i bagagli alla dimensione della SPERANZA (Cosa speriamo per il futuro dei nostri figli e a quali speranze apriamo la loro strada?)

 

Ritratto di Natalia Forte

Posted by Natalia Forte

In cammino, a piedi nudi: fra terra e cielo, fra realtà e immaginazione, fra presente e sogno, fra necessità e desiderio, fra regole e ideali, fra attualità e realizzazione, fra cervello ed emozioni... Dove stanno questi ragazzi quando parliamo con loro? Dove stanno con la testa? Sicuramente lontani dai piedi, sicuramente altrove, laddove noi non possiamo arrivare, dove loro non ci vogliono portare.

Perché il loro mondo può essere solo ciò che stanno respirando in questo momento. E nessun altro lo deve capire... altrimenti non sarebbe più il loro mondo.